Nodo di Perugia, un’opera sbagliata
18 chilometri di lunghezza (da Collestrada a Corciano, passando per diverse località a ridosso di Perugia), 22 metri la larghezza della piattaforma stradale, 3 svincoli – di cui uno specifico per la cittadella Sanitaria – due viadotti, quattro gallerie naturali e quattro gallerie artificiali; l’importo complessivo dell’opera salito a oltre 1 miliardo di Euro (dai 300 milioni iniziali). Sono questi i numeri di una grande quanto inutile opera che dovrebbe attraversare periferie e frazioni adiacenti Perugia. Grande… perchè troppo grande per essere realizzata così a ridosso (e dentro) la città (se per città non intendiamo solo il centro e i suoi quartieri limitrofi), inutile… perchè come è stato dimostrato da studi e dati sul traffico non servirebbe a risolvere il problema che dichiara di voler risolvere; ossia il traffico in entrata a Perugia.
Il progetto “Nodo di Perugia” (diviso in due parti, Collestrada-Madonna del Piano e Madonna del Piano-Corciano, e già finanziato con delibera del CIPE) si presenta, infatti, come una variante che bypassa le principali porte di accesso alla città e non ne crea o rafforza di nuove; il che significa che chi fino a oggi entrava a Perugia (provenendo dalla E45 Cesena-Orte) da Piscille, Prepo, San Faustino o Madonna alta, continuerà ad utilizzare l’attuale raccordo Perugia-Betolle e le stesse entrate. Idem per chi è solito entrare a Perugia (provenendo dalla stessa Betolle-Perugia) da Olmo, Ferro di Cavallo, Madonna alta o San Faustino… continuerà ad insistere su questa direttiva.
E’ vero, si potrebbe, ma chi passa a Perugia solo per attraversare la città (non per entrare) e la regione (mezzi pesanti e mezzi privati, turisti ecc…) eviterà così di percorrere il tratto di strada costituito dalle famigerate gallerie; non è così perchè “nuove strade chiamano nuovo traffico” e una variante così imponente attirerà e catalizzerà un maggiore traffico di attraversamento del capoluogo umbro e della stessa regione, causando in altre parti del terittorio perugino (Ospedalicchio-Bastia, Corciano-Magione ecc…) nuove strozzature. Un traffico di attraversamento, peraltro, che non porta ricchezza agli umbri (se non alle stazioni di servizio e agli autogrill) e che, assieme al nuovo mostro d’asfalto, contribuirà a modificare irrimediabilmente il paesaggio umbro a ridosso del suo capoluogo.
E’ una questione di scelte; e per gli ultimi governi della città e della regione sembra che l’asfalto e il cemento siano diventati la principale materia con cui costruire lo sviluppo economico dell’Umbria, senza accorgersi che spesso non bisogna costruire per crescere… quanto piuttosto preservare e valorizzare per determinare uno sviluppo sostenibile, duraturo e in fondo coerente con la vocazione di un territorio come quello umbro.
Pietro